Scopri chi ha dato più soldi all’Ucraina durante la guerra: i numeri smentiscono la narrativa dominante. La risposta ti sorprenderà.
Negli ultimi tre anni, la guerra in Ucraina è stata accompagnata non solo da scontri militari ma anche da una parallela guerra di comunicazione, tra propagande di senso opposto. Una delle narrazioni più diffuse è che l’Europa abbia fatto poco, lasciando agli Stati Uniti il vero peso del supporto. Ma i dati raccontano una realtà ben diversa (discorso diverso se andiamo a vedere quello che ha fatto l’Italia, andremo a vedere).
Secondo il Kiel Institute for the World Economy, l’Unione Europea e i suoi Stati membri hanno garantito oltre la metà dei quasi 400 miliardi di euro complessivi destinati all’Ucraina. Il contributo europeo si attesta a circa 202,6 miliardi, mentre gli Stati Uniti si fermano a 119 miliardi. Anche includendo nel computo extra UE Regno Unito (27,2 mld), Norvegia (15 mld) e Canada (12,4 mld), l’Europa resta in testa.
Questa sproporzione si conferma anche nei fondi già erogati: UE, Norvegia, Svizzera, Regno Unito e Islanda hanno versato 132,3 miliardi, superando i 114,15 miliardi americani.
Molti minimizzano questo dato, sostenendo che buona parte degli aiuti europei sia “solo” umanitaria o economica. Ma anche sul piano militare il Vecchio Continente è centrale. UE e istituzioni europee hanno stanziato 72,2 miliardi in armi, contro i 65,6 miliardi degli USA. Se si sommano Regno Unito, Norvegia e altri paesi europei, si arriva a quasi 100 miliardi, la fetta maggiore del totale.
In prima linea troviamo la Germania (7,15 mld), seguita da Paesi Bassi e Regno Unito. Alcuni stati, come Norvegia e Danimarca, hanno donato oltre il 50% delle loro scorte militari. La Norvegia, in particolare, ha inviato il 91,7% dei propri lanciarazzi (MLRS). L’Estonia e la Lettonia hanno promesso oltre il 4% del proprio PIL, contro lo 0,3% degli Stati Uniti.
E se si considera la spesa per i rifugiati ucraini? La Polonia, per esempio, raggiunge il 5,44% del PIL in assistenza, includendo il 4,66% solo per l’accoglienza.
Tutti questi numeri smontano il mito che l’Europa sia rimasta a guardare: il peso del Vecchio Continente nel sostegno a Kiev è realmente fondamentale (come d’altra parte quell statunitense). Non che ciò sia per forza positivo (non sarebbe meglio agire diplomaticamente? Non sarebbe stato meglio sin da principio, per evitare di bruciare miliardi su miliardi e farci devastare dall’inflazione?) ma è un dato di fatto.
Discorso diverso se andiamo a vedere il nostro Paese e il suo contributo in termini economici.
L’Italia, pur essendo tra i principali paesi dell’UE per dimensione economica, ha mantenuto un profilo piuttosto basso nell’assistenza militare a Kiev. Secondo i dati, Roma ha promesso solo lo 0,07% del proprio PIL in aiuti militari — meno della metà rispetto alla media europea e persino meno degli Stati Uniti (0,3%).
Anche in termini di contributi diretti in armamenti, il sostegno italiano è stato limitato: ha impegnato appena il 10,1% delle proprie scorte disponibili, contro il 45% dei Paesi Bassi e oltre il 50% di Norvegia e Danimarca. Tuttavia, se si allarga lo sguardo agli aiuti complessivi, l’Italia ha fornito un contributo più consistente, arrivando allo 0,92% del PIL grazie al supporto umanitario e finanziario.
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