Geppi Cucciari invita i giovani al voto durante Amici: valanga di insulti online, mentre il referendum divide l’Italia tutta.
Durante la semifinale dell’amato talent Mediaset Amici, trasmessa su Canale 5 il 10 maggio 2025, la comica Geppi Cucciari ha pronunciato un monologo che ha suscitato un vespaio (accade quando ci sono monologhi all’acqua di rose, immaginiamoci in questa occasione che si sono trattati temi politici).
Nel suo intervento, Cucciari ha sottolineato l’importanza della partecipazione al referendum previsto per l’8 e 9 giugno.
Queste le sue parole:
“Nel caso del referendum, anche non votare è una scelta. Però è più una questione di principio. Sotto la bandiera tricolore, talvolta, è come se ci fosse il nostro vero motto: fatti i ca**i tuoi. Se te li fai sempre e comunque, prima o poi qualcuno si farà i tuoi e deciderà al posto tuo su cose piccole, medie, grandi. Per questo, siccome siete quelli che nel futuro, siete giovani, ballerete, reciterete, siete il nostro futuro”.
Questo appello ha generato una serie di reazioni contrastanti sui social media: se alcuni utenti hanno apprezzato l’invito alla partecipazione civica, molti altri hanno espresso critiche, con i soliti imbecilli pronti a scagliarsi contro l’artista sarda con toni offensivi che faccia a faccia non avrebbero.
In questa sede, però, non daremo eco a questi ultimi, quanto ai quesiti referendari in sé.
L’8 e il 9 giugno gli italiani saranno chiamati a esprimersi su cinque quesiti referendari che toccano due temi cruciali e tendenzialmente divisivi (sebbene probabilmente non dovrebbero esserlo): il lavoro e la cittadinanza.
I quesiti riguardano il sistema dei contratti a termine, i licenziamenti illegittimi, la responsabilità delle aziende negli appalti, la revisione del Jobs Act e la possibilità di abbreviare il tempo necessario per acquisire la cittadinanza italiana. In particolare, quest’ultimo punto ha sollevato un forte dibattito: ridurre da 10 a 5 anni il periodo di residenza per ottenere la cittadinanza è visto da alcuni come un atto di giustizia sociale, mentre per altri potrebbe aprire la strada a una cittadinanza troppo facile da ottenere.
Andiamo di seguito a vedere nel dettaglio le cinque domande, sebbene sintetizzate al massimo:
Abrogazione delle norme che limitano i risarcimenti per licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese.
Eliminazione della normativa che semplifica l’uso dei contratti a termine.
Cancellazione della responsabilità del committente per infortuni nei contratti d’appalto.
Cancellazione delle disposizioni del Jobs Act relative ai licenziamenti.
Riduzione da 10 a 5 anni della residenza legale per la cittadinanza.
Per quanto riguarda le posizioni dei partiti, la spaccatura è netta. Una gran parte delle forze del cosiddetto campo largo – il Movimento 5 Stelle, Sinistra Italiana, Verdi e parte del Partito Democratico – appoggiano apertamente il “Sì”, sostenendo la necessità di una maggiore tutela dei diritti dei lavoratori e di una riforma della cittadinanza più inclusiva.
Dall’altra parte, i partiti di Governo – come Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia – non hanno promosso una campagna per il “No”, ma invitano in modo implicito (e a volte esplicito) all’astensione, puntando a far fallire il quorum, ovvero la soglia del 50% più uno degli aventi diritto necessaria per rendere valido il referendum.
L’iniziativa referendaria è partita da sindacati e associazioni civiche, capaci di raccogliere centinaia di migliaia di firme, ma la sua sorte dipenderà tutta dalla partecipazione popolare. Sarà raggiunta la soglia per il quorum (soglia molto difficile da raggiungere, come ci insegna la storia)? Appelli come quelli di Geppi Cucciari serviranno di fatto a qualcosa?
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